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Corriere della Sera - 8/02/2008 - "Sharia inevitabile" - L'avviso del vescovo - di Guido Santevecchi

Esistono situazioni in cui esclamiamo "Ha perso il lume della ragione", "E' scuito pazzo o' padrone", "Farnetica" o usiamo analoghe espressioni. Quanto affermato da Roman William, Arcivescovo di Canterbury, cioè primate anglicano, lascia inebetiti, interdetti, allibiti, senza parole!!!!!! Il primate, come leggerete, sia pure con argomentazioni da un certo punto di vista plausibili, giunge però ad una conclusione che fa inorridire chi "mastica" un poco di Diritto, cioè, l'applicazione ai musulmani delle loro leggi limitatamente ad alcuni campi, il che porterebbe all'assurdo giuridico che in uno stesso Stato, il Regno Unito, i cittadini non sarebbero più soggetti alla stessa legge (That's incredible!!!), la britannica, ma vedrebbero applicarsi norme differenti in base al credo religioso, conclusione che farebbe rivoltare nella tomba tutti quelli che si sono battuti e morti per l'affermazione ed il rispetto del principio di eguaglianza di tutti i cittadini. Non a caso, nei nostri tribunali c'è scritto "La legge è eguale per tutti". I Romani dicevano "Dura lex, sed lex" ..... Una cosa da chiarire, relativamente all'inizio del brano che segue, è che il primate stravolge i principi: non è, nè deve essere, come lui sostiene che uno Stato debba adeguare la legislazione al credo dei nuovi venuti, anche se ormai britannici di passaporto, è vero e dovuto il contrario, sono i cittadini che debbono adeguarsi alle leggi emanate dal Parlamento!

Secondo il primate citato, occorrerebbe una presa d'atto del fatto che alcuni cittadini (a dire il vero una fetta crescente, data la crescita demografica musulmana) non si riconoscono nel sistema legale britannico. Per questo, per mantenere la coesione sociale lo Stato dovrebbe trovare un "aggiustamento costruttivo in alcune materie". Pertanto, i musulmani del Regno "non dovrebbero essere messi di fronte alla rigida alternativa tra la lealtà alla loro cultura e la lealtà allo Stato", precisando anche (fortunatamente) che nessuno gradirebbe vedere applicate alcune espressioni di inumanità a volte associate alla pratica della legge in alcuni Paesi islamici, le punizioni estreme, i comportamenti oppressivi nei confronti delle donne. "Ma penso che non vogliamo nemmeno arrivare a un punto morto in cui la legge si scontri con le coscienze religiose della gente". Ad esempio, l'Arcivescovo si riferisce a situazioni quali il divorzio, nel quale l'accetazione della Sharia permetterebbe alle donne musulmane di evitare procedure di divorzio occidentali, come pure le questioni finanziarie che potrebbero essere risolte da Corti coraniche.

Partendo da un assunto esattissimo "Il principio in base al quale c'è una sola legge per tutti i cittadini è un importante fondamento della nostra identità sociale come democrazia occidentale", successivamente "deraglia": "Però la legge deve tenere in qualche considerazione il fatto che la gente ha diverse affiliazioni e diverse realtà, altrimenti all'interno delle differenti comunità della nostra società ci saranno comportamenti che accresceranno l'oppressione degli individui".

Tali parole sono state intrepretate da Rodney Barker, Professore di Scienze politiche alla London School of Economics, nel senso che l'introduzione di parti della Sharia permetterebbe allo Stato britannico di conoscere ciò che accade alla comunità islamica in materia di diritto familiare o controversie commerciali.

Per fortuna, Gordon Brown, il Primo ministro, ha categoricamente silurato tale evenienza, affermando tramite il suo portavoce che "le leggi britanniche debbano essere basate sui valori britannici e il codice islamico non può essere invocato per infrangere le leggi del nostro Paese". Lo stesso ovvio principio è stato pure affermato dalla baronessa Sayeeda Warsi (che è musulmana) "... su un punto abbiamo il dovere di essere assolutamente chiari: tutti i cittadini britannici devono essere soggetti alle leggi britanniche dettate dal Parlamento e applicate dai tribunali di giustizia" e da Nick Clegg, leader liberaldemocratico "... l'eguaglianza di tutti di fronte alla legge è il cemento della nostra società".

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