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Londra vissuta dagli Italiani ...

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Lavoro

L'Espresso - 27/02/1997 - Italiani di successo / I padroncini di Londra - Quelli della City - di Dante Matelli

L'articolo evidenzia come siano tanti gli Italiani che raggiungono Londra per lavoro, sostanzialmente inquadrabili in due categorie: quelli che vengono qui per vivere una dura esperienza qualificata ed assai ben remunerata, che costituisce solo un passaggio provvisorio verso la vita agiata in Italia, dove contano di tornare, e quelli, invece, che vengono qui per divertirsi (ed in passato per evitare il servizio militare).

L'arricchimento oltre i limiti di qualunque immaginazione in Italia è senz'altro possibile operando nella finanza londinese.

Naturalmente, ciò sicuramente comporta molti sacrifici: andare a letto presto, essere sul posto di lavoro di prima mattina, mangiare nei ritagli di tempo in maniera frugale, fare esercizio fisico nei ritagli di tempo, impossibilità di instaurare rapporti dopo il lavoro con gli Inglesi e le Inglesi .... Cioè vita sociale, per i più, niente: "Per gli Inglesi non esistiamo. Se va bene, solo dopo un anno si riesce a strappare ad un inglese un invito per il week end". Teatro, cinema e divertimementi simili praticamente niente, in quanto manca il tempo per organizzarsi, settimana praticamente ripetitiva, con spesso cena in pizzeria a Chelsea, "ghetto" italiano. Le mogli passano il tempo a far figli, a telefonare alla mamma in Italia, vanno in palestra.

"Si vive in un lusso obbligato, uno scialo imposto nel quale ti devi trovare bene per forza, sennò non produci. Ogni tanto a qualcuno saltano i nervi".

Non è affatto vero che gli Italiani che giungono qui siano dei mega-laureati: "Vengono da tutte le università italiane e non sempre dalla Bocconi, come uno si aspetta". Inoltre, non occorre necessariamente una grande preparazione: "Il nostro è un lavoro che si impara in sette, otto mesi al massimo. E lo può fare chiunque: un giornalista, un professore di lettere, un ingegnere". Le qualità preferite, anzi, richieste, sono il senso della leadership, la dimostrazione di avere potenzialità. "La dietrologia che stranamente succhiamo nel sangue stranamente aiuta. Ci aiuta a considerare la cornice oltre che il quadro; a pensare che le cose non sono solamente o totalmente come appaiono; c'è sempre qualcosa in più o in meno che va considerato".

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