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Londra vissuta dagli Italiani ...

Beowulf (750 circa)

Trattando in generale dell'Inglese antico (Old English), abbiamo chiarito come con tale espressione si faccia solitamente riferimento all'anglo-sassone parlato nel periodo 450-1066, che va dalla fine della dominazione romana fino all'invasione normanna. Tuttavia, vi è chi estende tale periodo, perchè, la letteratura anglosassone, pur declinando nel corso dell’XI secolo, dopo la conquista normanna (1066) si conservò nei monasteri e nelle campagne fino al XII secolo. In quella sede, abbiamo anche sottolineato come le principali opere che caratterizzano la letteratura anglosassone di quel periodo siano giunte per la maggior parte a noi tramite codici risalenti ai secoli X e XI. Una di queste opere, il più lungo poema epico conosciuto in Old English (oltre 3.000 linee), è Beowulf (VIII secolo), il poema narrativo in anglo-sassone più antico che si conosca ritenuto la massima espressione della poesia anglosassone delle origini, che si trova nel manoscritto Cotton MS Vitellius A. XV, f. 132 , conservato nella British Library. E’ l'unica copia residua giunta fino a noi, su cui non compare però la data, pertanto, la sua età viene stimata in base alla scrittura dell’amanuense che lo compose. Vi è chi ritiene che sia stato scritto alla fine del X secolo, altri all’inizio dell’XI secolo, durante il regno di Canuto (1016- 1035). E’ questo probabilmente, il periodo giusto, dal che consegue che il manoscritto che conosciamo è vecchio di 1.000 anni. In realtà, il manoscritto in oggetto contiene diversi altri testi medioevali, un'omelia su San Cristofaro (St Christopher), Le meraviglie dell'Est (The Marvels of the East), La lettera di Alessandro ad Aristotele (The Letter of Alexander to Aristotle), una copia impefetta di un altro poema in Old English, Judith. Beowulf è la penultima opera di questa raccolta, che venne nel complesso copiata da due scribi Anglo-Sassoni, che lavorarono in collaborazione.

Non si sa chi abbia composto il poema. Venne probabilmente scritto da un anonimo scaldo, che sostanzialmente rielaborò precedenti cicli mitici di origine germanica, tant'è vero che l’episodio non si svolge in Inghilterra (neanche nominata), ma sul continente, in Danimarca, dove in un fantastico palazzo, denominato Heorot, vive il Re Hrodhgar attorniato dai suoi cavalieri. Per molti inverni, tutte le notti, Grendel, un mostro proveniente dagli abissi marini, penetra nell’edificio all’imbrunire e divora un gran numero di cavalieri, fino alla venuta di Beowulf, il giovane eroe, principe e nipote del Re dei Geati, popolo stanziato nella Svezia meridionale. Dopo aver combattuto strenuamente, Beowulf uccide Grendel, riportando finalmente la tranquillità (saltiamo vari passaggi, perché dovremmo ricordare anche che il mostro ucciso aveva una madre che venne la notte seguente a vendicare la morte del figlio). Ovviamente, Beowulf viene festeggiato e ricompensato adeguatamente. A tal punto, Beowulf torna nella sua terra, dove trascorre tanti anni pacifici ed opulenti. Ormai vecchio e debole, riceve la notizia che un nuovo drago sta distruggendo il suo regno. Si scontra con tale creatura, che uccide, ma a sua volta viene ferito mortalmente. Il poema termina proprio con la descrizione dei solenni funerali celebrati in onore dell’eroico principe.

Il poema Beowulf, come abbiamo già scritto si svolge nella Scandinavia pagana e contiene elementi della tradizione cristiana, è molto più vecchio del manoscritto che lo contiene. Grazie alla tradizione orale, venne trasmesso oralmente di generazione in generazione, sicuramente subendo modifiche da ogni bardo successivo, fino a quando il testo giunto fino a noi non venne redatto in un luogo sconosciuto dell’Inghilterra Anglo-Sassone. Alcuni storici ritengono che possa essere retrodatato a circa il 750. Va rimarcato il linguaggio usato in Beowulf, che è straordinariamente ricco, sia in relazione alla bellezza dei suoni delle parole usate che per la qualità immaginativa delle descrizioni che contiene. Circa un terzo delle parole contenute in Beowulf sono "kennings", cioè descrizioni metaforiche, che combinano due parole per creare una parola alternativa evocativa ed immaginativa. Collegando le parole in tal modo, i poeti sperimentavano il ritmo, i suoni e le immagini del poema. Beowulf contiene più di mille "kennings". Di conseguenza, il destinatario del poema non poteva essere il popolo, dato che lo stile ricercato, ricco di peculiari espedienti, non poteva prescindere da una platea (relativamente) istruita. Di conseguenza, veniva narrato da un bardo ad una Corte. Leggendo Beowulf, a prima vista, potrebbe sembrare di trovarci di fronte ad una lingua profondamente differente dall’inglese moderno. Non è così! Basta leggere con calma ed attenzione per trovare tantissime similitudini con la lingua parlata oggi. Tra i vari passi, osserviamo quelli a partire dalla linea 1357, dove si comincia a parlare di Beowulf e della madre del mostro Grendel, a cui avevamo fatto cenno in precedenza: Hie dygellond (= land), warigeath, wulf (= wolf) hleoþu, windige (= windy), næssas, frecnefen (= marsh) -gelad, ðær fyrgen- stream (steam).

Al di là della storiella, dal punto di vista letterario, è il significato del poema che ci interessa, perché rispecchia il modo di pensare e di concepire la vita a quel tempo: due sono sostanzialmente i temi che si ripetono: l’ostilità dell’ambiente ed il destino segnato degli uomini. Infatti, il poema si svolge in un ambiente cupo e tenebroso, il cui contesto è caratterizzato da mari in tempesta, terre acquitrinose e deserte, spazzate da gelidi venti, a stento ravvivate dalla luce proveniente dai fuochi della legna delle corti reali, al cui caldo vivono taciturni ed eroici soldati, accomunati dall’ineluttabile destino, la morte, sempre in agguato. Essa può derivare da un combattimento con un mostro o con il nemico, come pure da una semplice rissa ingeneratasi durante un pranzo o una cena a causa dei "fumi" dell’alcol. Al destino inesorabile Beowulf (ma ovviamente anche tutti gli altri eroi) può opporre soltanto la sua fede granitica nella virtù eroica del coraggio individuale, che da sola giustifica la sia pur fugace vita umana. I mostri che si materializzano improvvisamente dalle nebbie, altro non sono che i timori umani che dobbiamo combattere.

Il primo proprietario noto di Beowulf fu Laurence Nowell (morto verso il 1570), da considerarsi un pioniere nello studio dell'Inglese antico, che scrisse il suo nome (datato 1563) in cima alla prima pagina del manoscritto. Successivamente, Beowulf entrò a far parte della celebre collezione de Sir Robert Cotton (morto nel 1631), a cui appartenevano anche The Lindisfarne Gospels e le due copie della Magna Carta Libertatum della British Library, prima che venissero ereditate dal figlio Sir Thomas Cotton (morto nel 1662), poi dal nipote Sir John Cotton (morto nel 1702), che donò il manoscritto al Paese. La biblioteca Cotton rappresentò una delle principali raccolte su cui si basò il British Museum nel 1753. Nel 1973, venne incorporata dalla British Library.

In merito allo stato di conservazione del manoscritto Cotton, durante il XVIII secolo, per motivi di sicurezza venne trasportato alla Ashburnham House a Westminster. La notte del 23 Ottobre 1731, scoppiò un incendio, che distrusse alcuni manoscritti, danneggiandone diversi. Per fortuna, Beowulf sfuggì quasi del tutto alla furia delle fiamme, ma, negli anni seguenti, il suo maneggio ne causò notevoli danni, il che comportò la perdita di lettere al margine delle pagine. Al fine di evitare ulteriori danneggiamenti, il manoscritto venne collocato in riquadri cartacei nel 1845, nonostante ciò, esso è ancora estremamente vulnerabile.

L'interesse per Beowulf travalica il mondo anglo-sassone, come dimostrano le traduzioni in tante lingue straniere, tra cui, oltre l’ovvio inglese moderno, tedesco, olandese, francese, italiano, greco, ungherese, giapponese, russo e Telugu (India). Inoltre, nonostante Beowulf sia stato composto in epoca anglo-sassone, è fonte di interesse ancora oggi, come dimostrano le sue rappresentazioni sotto diverse vesti: lungometraggi, commedie, opere, novelle grafiche, giochi elettronici.

Old English, ovvero Inglese antico

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