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Londra vissuta dagli Italiani ...

Magna Carta

La Magna Carta (espressione latina per "Great Charter"), così chiamata per distinguerla da un provvedimento minore, una semplice "charta" disciplinante i diritti di caccia, costituisce, senza dubbio alcuno, uno dei documenti della storia d'Inghilterra più noti.

Sono giunte a noi solo quattro copie dell'originale Magna Carta, di cui quella custodita nella Cattedrale di Salisbury (precisamente nella Chapter House), che abbiamo visto personalmente prima di scrivere questo articolo, è ritenuta generalmente la meglio conservata e la più leggibile. Le altre tre copie superstiti si trovano una presso il Castello di Lincoln e le altre due presso la British Library a Londra, di cui una, però, presenta delle bruciature a causa di un incendio presso la Ashburnham House (Westminster), nel 1731, dove era ospitata la Cotton Library.

Morto il Re Enrico II (1189), gli successe il figlio Riccardo Cuor di Leone, alla cui morte (1199), salì al trono suo fratello John Lackland, dove Lackland significa "Senza Terra". E' dubbio se "Lackland" derivi dal fatto che John abbia perso i suoi possedimenti in Francia o perché essendo il quintogenito maschio, il padre Enrico II non gli abbia lasciato in eredità alcun possedimento territoriale. Ad ogni modo, John, alleato con l'Imperatore germanico Ottone IV, fu sonoramente sconfitto in Francia a Bouvines nel 1214. Per finanziare tale spedizione, le Crociate, ma ancora prima, sin dall'ascensione al trono, aveva avuto bisogno di procacciarsi ingenti risorse finanziarie, il che condusse ad un eccessivo inasprimento dell'imposizione fiscale, che originò un diffuso malcontento. I Baroni erano apertamente risentiti per il pagamento delle ingenti imposte, particolarmente per lo scutagium (o scutage), la somma che dovevano nel caso non avessero fornito al Re dei militari. In aggiunta, erano contrari al suo modo di governare (era un monarca assoluto). I Vescovi si allinearono alla posizione dei Baroni, essendo altresì indispettiti per le dispute col Papa. La rivolta iniziò nel Nord, ma si diffuse a Sud ed Est. I Baroni "si ammutinarono", ritirando la fedeltà al Re, richiedendo un documento (Charter) che riconoscesse le "antiche libertà". Si armarono: la guerra civile era prossima. Londra, capitale di John venne catturata. Le rivendicazioni dei Baroni vennero condensate in un documento, conservato nella British Library, noto come "The articles of the Barons", visto che nell'intestazione si legge "These are the articles that the barons seek and the King concedes". L'Arcivescovo di Canterbury, Stephen Langton, si interpose tra il Re ed i Baroni, tentando una mediazione. Poiché i Baroni si erano accampati a Staines e John a Windsor, si stabilì che si incontrassero a metà strada, presso Runnymede, una brughiera lungo il Tamigi, il 15 giugno 1215. In tale località, quindi, il Re fu costretto a cedere alle pressioni dei Baroni, anche perché essendo assai indebolito, avrebbe probabilmente avuto la peggio in uno scontro militare. La Magna Carta, perciò, consentì di risolvere una grave crisi politica nell'Inghilterra medioevale. Tale documento venne redatto in latino medioevale abbreviato (circa 3500 parole) e risultò, alla fine, un documento di 63 clausole scritte su di una pergamena e disposte su 76 righe compatte. Ne vennero fatte tredici copie. Si ritiene che fu Elias de Derham, assistente dell'Arcivescovo di Canterbury, Stephen Langton, già citato, a far avere la Magna Carta alla Cattedrale di Old Sarum (Salisbury), di cui Elias divenne un canonico, prima di ideare e dirigere la costruzione dell'attuale splendida Cattedrale di Salisbury. Apponendo il suo sigillo reale, John accettò di limitare i suoi poteri, sino a quel momento assoluti, ribilanciando i poteri nei confronti dei suoi sudditi (in particolare, con i Baroni e la Chiesa). In particolare, venne fissato il principio fondamentale che persino il Re, cioè la più elevata autorità civile sulla terra, è soggetto alla legge (mentre fino al quel momento, era al di sopra della legge) e le limitazioni a tale potere potevano essere riportate in un documento scritto. La Magna Carta assunse la forma di decreto reale, cioè, di un documento emesso dal Re, avente forza di legge, perché era il Monarca a fare le leggi. Il documento accolse gli accordi verbali derivanti dalle rimostranze e concessioni che i Baroni avevano richiesto al Re. La maggior parte delle clausole verte sui limiti al potere reale, all'imposizione fiscale ed all'amministrazione feudale. Tra i suoi articoli particolare importanza rivestono, dal punto di vista fiscale, le clausole 12 e 14, che vietano al Monarca di introdurre nuove tasse ai suoi vassalli diretti senza il previo consenso del "Commune Consilium Regni" (Consiglio Comune del Regno, formato da arcivescovi, abati, conti e i maggiori tra i baroni, da convocarsi con un preavviso di almeno quaranta giorni e deliberante a maggioranza dei presenti). Delle 63 clausole originarie, solo 3 sono ancora in vigore:

Ecco l'importanza della Magna Carta, che travalica lo specifico evento storico medioevale, divenendo simbolo dei diritti umani e delle libertà individuali che ha influenzato la legislazione del Mondo civilizzato a distanza di secoli. Infatti, pur essendo concesse a porzioni limitate della società medioevale, le libertà personali ed i diritti umani citati costituirono il nucleo fondante di norme successive: Dichiarazione dei diritti inglese (1688), la Dichiarazione di indipendenza degli U.S.A. (1776), la Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo (1948), la Convenzione Europea dei diritti dell'Uomo (1953), la Convenzione sui diritti dell'infanzia (1959).

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