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Londra vissuta dagli Italiani ...

"Londra: la panacea di tutti i mali"

Di Simona Campli

Ho scelto il titolo in maniera iperbolica perché prima di trasferirmi in questa città, spesso, mi è capitato di avvertire in amici e colleghi italiani, un'idea di Londra come risoluzione di tutti i "mali" di cui spesso noi italiani ci lamentiamo a casa nostra.

Il governo è stabile, la città pullula di persone impegnate nei più svariati impieghi e professioni di altissimo rango, la burocrazia funziona meglio che in Italia, la moneta è stabile e l'economia …. bé, lo devo dire? "gira".

Da quando sono arrivata qui mi sono resa conto, però, che l'idea italiana di Londra capitale Europea, luogo perfetto dove trovare le opportunità che in Italia ormai non sono più a disposizione, non è esattamente corrispondente alla realtà. E' vero, ci sono moltissime più opportunità lavorative, alcune di queste costituirebbero dei veri avanzamenti di carriera, ma ciò che spesso tendiamo a dimenticarci è che in questa città la competizione è al massimo europeo. Questa è una delle grandi difficoltà con cui un italiano "londinese" si viene a scontrare. Il proprio curriculum, per quanto gonfio di esperienze italiane e di titoli accademici a volte non viene riconosciuto immediatamente. L'appartenenza europea è un'altra carta che qui vale molto di meno che a casa nostra, in più non tutti abbiamo un ottimo livello di inglese appena sbarcati e quindi la ricerca del lavoro può significare per molti, ricominciare veramente da zero.

Ma il lavoro non è l'unico aspetto che può sorprendere negativamente. La ricerca della casa è la fonte principale di stress per i londinesi. Si tende a vivere in situazioni di passaggio, a cambiare casa molto spesso e purtroppo si ha a che fare con proprietari a volte non così onesti come noi italiani potremmo aspettarci - qui ritorna il mito del titolo - e con situazioni di partenza (igieniche, contrattuali ..) molto sotto la media a cui si è abituati. In questo ambito la regolamentazione inglese è diametralmente opposta a quella italiana, mettendo al primo posto un concetto di casa come investimento per il proprietario e non come un bene primario per l'inquilino.

Mi fermo qui perché molti di voi penseranno che la mia descrizione degli aspetti più ambivalenti e complessi di questa città stia volgendo ad una critica massiccia del vivere a Londra, mentre invece, mi piacerebbe ora rimescolare le carte.

Ho scelto di vivere questo trasferimento, con tutte le difficoltà di inserimento iniziale, come una sfida e non come una lotta. La differenza principale che ho sentito dal primo momento qui a Londra è che questa sfida, seppure difficile e emotivamente costosa nel momento iniziale, aveva davanti delle percentuali di successo a cui non ero abituata, che seppur solo potenziali mi davano la forza di alzarmi tutte le mattine e completare i compiti che mi ero prescritta per la giornata, provarci con tutte le mie forze.

Londra è una città difficile, complessa e molto diversa dal clima (non solo meteorologico) a cui noi italiani siamo abituati. Ma per chi si trasferisce qui con un progetto di crescita, più o meno lungo, è forse il posto in Europa dove si può ricevere maggior soddisfazione. Un antico detto diceva che "la felicità è un viaggio, non una destinazione". Per me considerare Londra come un viaggio e non una destinazione ha fatto la differenza.

SI

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